A review by theravaada
813 by Maurice Leblanc

5.0

L'anziana signora tacque, pallida e tremante. Aveva ritrovato l'affetto per colui [Lupin] che un tempo aveva nutrito col proprio latte e che, malgrado tutto, rimaneva il suo bambino.

Gli chiese: «Ma che vuoi fare con lei?»

«Viaggeremo, anche con te, se vorrai seguirci»

«Ma stai dimenticando...»

«Cosa?»

«Il tuo passato»

«Lo dimenticherà anche lei. Capirà che non sono più com'ero e che non posso più esserlo»

«Allora, veramente, vuoi che lei condivida la tua vita, la vita di Lupin?»

«La vita dell'uomo che sarò, dell’uomo che lavorerà perché lei sia felice, perché sposi chi desidera. Abiteremo in qualche parte del mondo. Lotteremo insieme, l'uno vicino all'altra. E tu conosci le mie capacità»

Lei ripeté lentamente, con gli occhi fissi su di lui: «Vuoi veramente che lei condivida la vita di Lupin?»

Lui esitò per un secondo, appena un secondo, poi affermò chiaramente: «Sì, sì, lo voglio, è un mio diritto»

«Vuoi che lei abbandoni le ragazze a cui si è dedicata, quel lavoro che ama e che le è necessario?»

«Sì, lo voglio, è suo dovere»

L'anziana signora aprì la finestra e disse: «Allora chiamala»

Geneviève era in giardino, seduta su una panchina. Quattro ragazzine le stavano vicino. Altre giocavano e correvano. Lupin la vedeva di fronte. Vedeva i suoi occhi sorridenti e pensosi. Con un fiore in mano, a uno a uno staccava i petali e forniva spiegazioni alle bambine attente e curiose. Poi le interrogava. E ogni risposta veniva ricompensata con un bacio.

Lupin la guardò a lungo con un'emozione e con un'angoscia infinite. Un insieme di sentimenti prima ignorati stava fermentando in lui. Desiderava stringere quella bella ragazza contro di sé, abbracciarla e dirle il proprio affetto e la propria devozione. Si ricordava di sua madre, morta nel villaggio di Aspremont, morta di dolore.

Crollò su una sedia, sussurrando: «Non posso, non posso. Non ne ho il diritto. È impossibile che lei mi creda morto. È meglio...»

Lupin stava piangendo, scosso dai singhiozzi, sconvolto da un dolore immenso, invaso da una tenerezza che cresceva dentro di lui, come quei fiori che muoiono il giorno stesso in cui sbocciano.

L'anziana s'inginocchiò e, con voce tremante: «È tua figlia, vero?»

«Sì, è mia figlia»

«Oh, mio povero bambino!», disse la donna piangendo, «mio povero bambino»